Per la prima volta alcune barriere coralline nelle isole Hawaii sono state mappate prima e dopo l’arrivo di una forte ondata di calore: il confronto ha permesso così di individuare le caratteristiche chiave che aumentano le chance di sopravvivenza di questi ecosistemi in pericolo e da cui dipendono più di mezzo miliardo di persone in tutto il mondo per cibo, sussistenza, protezione costiera e attività ricreative. Lo studio, pubblicato sulla rivista dell’Accademia delle Scienze degli Stati Uniti (Pnas), è stato guidato da Gregory Asner dell’Arizona State University. I ricercatori hanno potuto mappare le barriere coralline grazie al laboratorio aereo Gao (Global Airborne Observatory) dell’Arizona State University, un velivolo dotato dei più avanzati spettrometri per lo studio degli ecosistemi sia sulla terraferma che sotto la superficie dell’oceano. L’esame dei coralli ripetuto nel tempo ha rivelato come questi hanno risposto al grande evento di sbiancamento di massa avvenuto nel 2019, in seguito ad un forte aumento della temperatura.  “Abbiamo scoperto ‘vincitori’ e ‘perdenti’ tra i coralli”, commenta Asner: “i vincitori sono risultati associati ad un’acqua più pulita e ad un minore sviluppo costiero, nonostante le temperature elevate”. I coralli che si trovavano in posizioni più vantaggiose e protette, infatti, hanno mostrato il 40% in meno di mortalità rispetto ai loro parenti più sfortunati, a parità delle altre condizioni.  I risultati dello studio puntano quindi il dito contro l’inquinamento: quando sulla costa si verifica eccessivo sviluppo, la quantità di sostanze inquinanti che entrano nell’ecosistema della barriera corallina aumenta, creando un ambiente sfavorevole per queste creature che già lottano per sopravvivere al riscaldamento dell’acqua.  (ANSA)

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