Magnitudo 5. Una scossa sismica di media intensità per il nostro pianeta, un terremoto record per Marte, dove il sisma è stato registrato da InSight il 4 maggio scorso – 1222esimo giorno marziano, o sol, della missione Nasa. È il terremoto più forte mai rilevato su un pianeta che non sia la Terra (il record precedente, sempre su Marte e anch’esso misurato da InSight, era di magnitudo 4.2) e si aggiunge al catalogo di oltre 1300 scosse rilevate dal lander Nasa dal 26 novembre 2018, giorno del suo approdo sul Pianeta rosso.

Magnitudo 5, dicevamo: non distante dal limite superiore ipotizzato dagli scienziati per questa missione. Il sismometro ad alta sensibilità di cui è dotato InSight, fornito dal Centre National d’Études Spatiales francese, serve a fornire dati sulle viscere del pianeta. Quando le onde sismiche incontrano – attraversandolo o venendone riflesse – il materiale presente nella crosta, nel mantello e nel nucleo di Marte, infatti, subiscono modifiche che i sismologi possono sfruttare per ricostruire la profondità e la composizione di questi strati. Informazioni utili a comprendere meglio non solo la formazione del Pianeta rosso ma, più in generale, di tutti i mondi rocciosi – Terra e Luna comprese.

«È da quando abbiamo messo in funzione il nostro sismometro, nel dicembre 2018, che siamo in attesa del Big One», dice il principal investigator di InSight, Bruce Banerdt del Jet Propulsion Laboratory della Nasa, lo scienziato alla guida della missione. «Questo terremoto fornirà certamente informazioni senza precedenti sul pianeta».

Il team scientifico della missione è già impegnato nell’analisi dei dati relativi a questa scossa, e in particolare sta cercando di ricostruirne origine e posizione, e di capire cosa potrebbe dirci sulla struttura interna di Marte. Nel frattempo la Nasa ha esteso la durata della missione di due anni, fino a dicembre 2022. (Tratto da Mediainaf, creative commons license)

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